Alessandra tra le vipere -3- Canguri, reggiseni e prozac

“Odio le persone che sembrano canguri”
Sono passati tre giorni dalla nostra cena e Jillian mi manda questo tipo di messaggi criptici più o meno due volte al giorno. Seduta in mutande e reggiseno sulla schiena di un modello brasiliano, di cui ho già dimenticato il nome, le rispondo che domani sarà nuvolo ed essendo un’ottima occasione per andare in spiaggia senza morire ustionate, potremmo passare il pomeriggio a Santa Monica. Poi lancio l’iphone sul tavolino e ritorno in posizione un secondo prima dell’arrivo del fotografo.

Il cliente di questo servizio, che durerà fino alla prossima settimana, è una marca di intimo piuttosto importante. Avete presente quel genere di scatti ultra patinati che, oltre al prodotto, contribuiscono a vendervi abbonamenti in palestra o confezioni di prozac, a seconda di quanto siete obesi? Durante la pausa pranzo il ragazzo alle luci mi spiegava che nel corso degli anni c’è stata una vera e propria guerra tra le case produttrici di psicofarmaci e i produttori di articoli da ginnastica da casa. Entrambi cercavano di avere influenza sugli spot delle grandi marche di intimo: i primi affinché gli spettatori si sentissero dei cessi irrecuperabili, i secondi affinché si sentissero sempre dei cessi ma con ancora qualche possibilità. Vi potrà sembrare la stessa cosa ma vi assicuro che dietro questa sottile differenza c’è un lavoro che neanche vi immaginate. Alla fine venne stipulato un accordo, una sorta di compromesso: le pubblicità potevano lasciare qualche speranza ma gli articoli per gli esercizi dovevano avere un elevato tasso di inefficacia. In questo modo il grassone passava dall’invidia, alla ginnastica, alla frustrazione, agli psicofarmaci. Un giro completo che lasciava tutti contenti con le tasche piene prima di lasciarlo arrivare allo step finale di comprarsi una pistola e spararsi.

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