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Maionese

– Ho voglia di ammazzare qualcuno.
Non ricordo a chi delle due sia venuto in mente, se a me o a Ramada, sta di fatto che dal momento che abbiamo ancora due giorni liberi prima di tornare a Trieste, stiamo passeggiando per le strade di Santa Margherita, in quel posto esclusivo per ricchi stronzi chiamato Liguria. Durante il pomeriggio siamo state a Portofino, abbiamo fatto una passeggiata sul molo e dopo aver trovato uno yacht incustodito, una scintillante imbarcazione dai vetri oscurati stile mission impossibile dal nome “Prestige”, ci è bastato guardaci un attimo per capire che dovevamo assolutamente provare ad imboscarci. Abbiamo scroccato champagne dal frigo, rubato vestiti di Prada e scopato sul letto ovale dalle lenzuola di seta mentre una famiglia brianzola con bambini nazisti ci guardava sorridente dalla foto sul comodino. Verso le 18:43 stiamo (altro…)

Rehab – Confessioni di una sadica (sull’orlo dell’esaurimento nervoso) #6: Cluedo

Questa mattina durante la visita dell’infermiera pensavo a Cluedo. Il gioco da tavolo, se lo ricorda dottore? Lo avevano regalato a Marga, la mia migliore amica delle elementari, quando vivevo a Buenos Aires, e ci andavo a giocare tutte le domeniche. Spegnevamo le luci, tiravamo le tende e accendevamo le candele per creare atmosfera. A volte si univa anche suo fratello Pablo, altre veniva Flaminia, una nostra compagna ricca, ma il più delle volte (altro…)

Rehab – Confessioni di una sadica (sull’orlo dell’esaurimento nervoso) #5: Cabine

La scorsa seduta mi aveva chiesto di parlare della mia prima volta ma poi non c’era più tempo. Beh, è successo un pomeriggio in spiaggia, da ragazzina. Stanotte ci ho pensato su – non lo facevo da tempo – e mi è tornata in mente una cosa che avevo scritto quel giorno, alla sera, sul muretto del lungo mare. (altro…)

Rehab – Confessioni di una sadica (sull’orlo dell’esaurimento nervoso) #4: Autogrill

…da qualche parte sull’autostrada tra Novara e Milano, in un piccolo autogrill che odora di peluche sintetici, caffè rancido e cessi pubblici, controllo l’ora sul telefono intanto che aspetto il mio turno per ordinare. 02:47. Dietro il bancone una donna dall’aria assente sta sistemando delle tortine alle mele certificate “del trentino” mentre un ragazzo stempiato col monociglio pulisce la macchina per le spremute. Sposto uno sgabello per sedermi e per un attimo non posso fare a meno di chiedermi quale sia il loro lato oscuro, quale terribile segreto nascondano, insomma, cos’hanno combinato per finire qui dentro.
Sì dottore, chi lavora in questi posti non è mai una persona comune. Non troverà quasi mai una madre che aspetta di finire il turno per tornare a casa dalla famiglia, un ex operaio rimasto disoccupato o uno studente che arrotonda per pagarsi gli studi o comprarsi la playstation5. Chi lavora in un’area di servizio durante la notte è qualcuno che vuole stare lontano dal mondo, che non vuole essere trovato. Qualcuno che ha un passato da dimenticare, che nasconde o si sta nascondendo da qualcosa. Guardo la donna dallo sguardo assente e mi viene in mente di quando Giorgia mi aveva raccontato di una barista che lavorava in un autogrill di queste zone a cui la polizia aveva trovato resti di neonati nel cesto del bucato. La donna non poteva
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Rehab – Confessioni di una sadica (sull’orlo dell’esaurimento nervoso) #3: Bezos

Domenica mi hanno trovata in cortile che vagavo scalza con un coltello in mano. Dottore perché mi chiede ancora di questo episodio? Lo sa benissimo cosa è successo. Sì, ero in pigiama con un coltello rubato dai cassetti della mensa. Forse gli psicofarmaci della sera prima… Ma le giuro che non era una delle mie crisi. Non ero affatto arrabbiata o triste o fuori di testa. Tutt’altro. Quello che sentivo era soltanto il desiderio euforico di fare, per una volta, qualcosa di buono. E di farlo uccidendo qualcuno. Sì, me lo chiedo spesso ultimamente: chi è che merita davvero di morire? Lei ci pensa a queste cose dottore? E non parlo di qualche pedofilo di periferia, di un anonimo (altro…)

Rehab – Confessioni di una sadica (sull’orlo dell’esaurimento nervoso) #2: Ocasio

Stanotte ho sognato che scopavo con Alexandra Ocasio.
Eravamo in viaggio verso non so dove in una vecchia auto anni 80, una di quelle coi fanali rotondi che sembra la faccia di un pesce. In realtà all’inizio del sogno ci eravamo incontrate su una spiaggia deserta, poco distante da un piccolo borgo di case di pietra. Sembrava ci conoscessimo da tempo, come due vecchie amiche o due amori perduti che si rincontrano dopo tanti anni. Era tardo pomeriggio, però intorno non c’era nessuno, come se il mondo fosse finito. Lei camminava scalza, aveva un
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