Rehab in pillole #6: Cluedo

Questa mattina durante la visita dell’infermiera pensavo a Cluedo. Il gioco da tavolo, se lo ricorda dottore? Lo avevano regalato a Marga, la mia migliore amica delle elementari, quando vivevo a Buenos Aires, e ci andavo a giocare tutte le domeniche. Spegnevamo le luci, tiravamo le tende e accendevamo le candele per creare atmosfera. A volte si univa anche suo fratello Pablo, altre veniva Flaminia, una nostra compagna ricca, ma il più delle volte eravamo noi due. Era magico. Ho sempre pensato fosse per via di quella ambientazione, così noir, così “proibita” per due bambine di 8 anni, ed in parte era così, ma oggi capisco che in realtà c’era dell’altro. Quello che mi faceva aggrovigliare le budella, che mi faceva sballare, era quello che non veniva detto dal gioco. Sì, Miss Scarlett ha ucciso la vittima nella sala da ballo spaccandole la testa con il candelabro… ma perché? Chi è Miss Scarlett? Chi sono davvero queste persone? Cosa ci fanno in questa casa? Che cos’è questa casa? Era come se fosse chiaro che quello che ci veniva mostrato era solo la superficie di una trama che nascondeva in realtà qualcosa di molto più oscuro, di perverso. Qualcosa che non si poteva raccontare. Ripensandoci ora, mi sembra tutto così evidentemente scabroso ma da bambina non ero in grado di comprenderlo. Non lo comprendevo ma in qualche modo riuscivo a sentirlo. E quanto mi eccitava.

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