La scorsa seduta mi aveva chiesto di parlare della mia prima volta ma poi non c’era più tempo. Beh, è successo un pomeriggio in spiaggia, da ragazzina. Stanotte ci ho pensato su – non lo facevo da tempo – e mi è tornata in mente una cosa che avevo scritto quel giorno, alla sera, sul muretto del lungo mare. Una poesia scema. Chissà se c’è ancora…
Faceva pressapoco così:
spingo su il culo a tempo di cassa
la musica fuori dalla radio del bar
“metti qui il piede, blocca la porta”
dannata cabina non c’è il chiavistello
viareggio toscana 28 d’agosto
zia vado al bar mi prendo un gelato
potevo inventare una scusa migliore
marco mi sfonda leonardo mi spacca
il caldo la noia gli ormoni la bamba
“sei proprio sicura che sei maggiorenne?”
ormai son 50 i gradi qui dentro
“oddio che bocca che culo che troia”
mani che afferrano, capelli bagnati
sapore di sale e di palle sudate
pensare che mancan tre giorni a settembre
pensar che stamane ancora ero vergine
c’è il tuo copyright su questa poesia?
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Perchè?
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così….curiosità
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Mi piace sempre come scrivi, e la “poesia scema” è una vera chicca!
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quelli che si firmano “anonimo” ricordano lo stereotipo del viscidone che entra nel sexy shop con il colletto alzato e gli occhiali da scuri per non farsi sgamare
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