C’era una volta una Stronza in Canadà #7 – Igiene orale

– Che stai scrivendo?
– Mmh… un racconto.
– Uno nuovo?
– Yes
Coraline sbircia sullo schermo del portatile sforzandosi di leggere alcune frasi in italiano senza capirne il significato, poi va a prendere il latte di soia, lo versa sui cereali e si siede a gambe incrociate sul letto col cucchiaio in bocca.
– Me lo leggi? – mi chiede mentre sgranocchia
– Non è ancora finito… mi manca poco.
– E di cosa parla, sempre di noi due?
– Mmh.. no… cioè, più o meno…
– Dai non fare la misteriosa!
Resto qualche minuto in silenzio con la faccia sullo schermo, tanto per farla stare un po’ sulle spine.
– Ti ricordi la settimana scorsa, la cena al XXXX dove mi hanno invitato?
– Dici la serata dei cani epilettici?
– Sai che ti avevo detto che avevo lasciato le chiavi nel bagno, ero dovuta tornare e quegli stronzi non volevano farmi entrare? Beh, quella vicenda mi aveva fatto venire in mente “Tutto in una notte”.
– Cos’è un libro?
– No, un film. Degli anni 80. Una commedia in cui Jeff Goldblum e Michelle Pfeiffer non riescono a tornare a casa perché finiscono in una spirale di sfighe ed eventi assurdi. E ci ho fatto una mia versione, partendo dall’episodio del ristorante.
– Quindi è tutto inventato?
– La struttura centrale sì, ma ci sono alcune parti che ho preso da cose che ci sono successe.
– Tipo?
– Quando hai fatto suonare l’allarme in quel negozio che poi è arrivato quel poliziotto con la faccia di Adam Sandler che parlava alla radio spiegando che non si trattava di una terrorista dell’Isis.
– Ahahah, e poi?
– Poi la chiromante sudamericana in coda al supermercato, quella col carrello pieno di salmone affumicato che parlava della Clinton e di Trump… e anche la cassiera cinese.
– Quella che dicevamo avere la faccia da serial killer che taglia l’uccello ai mariti?
– Esatto. Ah e ci ho messo dentro anche la tua amica Sandy.
– Sandy chi?
– La tua ex compagna di scuola, quella che mi avevi raccontato che i genitori l’avevano beccata a farsela leccare dal cane.
– Lo sapevo che non dovevo dirtelo. Ma quindi noi due non ci siamo?
– Io sì, tu no.
– Perché io no?
– Perché nel racconto tu, come al solito, sei in ritardo e non sei ancora tornata a casa.

Cory finisce di mangiare, posa la tazza in cucina e va in bagno.
– Alex? – la sento chiamarmi con la voce di chi si sta lavando i denti e poi la vedo spuntare con lo spazzolino in bocca
– Ma tu quando hai iniziato a scrivere?
E mentre parla con la bocca piena di dentifricio una goccia le scivola giù dal mento e cade sul mio piede.
Guardo in basso la piccola macchia biancastra, poi alzo lo sguardo
– Troia.
Cory sorride compiaciuta da bambina dispettosa.
Ricambio con un sorriso perfido da Regina del Male.
– Lo sai che adesso la devi leccare via?
Coraline si abbassa guardandomi negli occhi, quasi come se mi stesse sfidando.
Le mollo un ceffone talmente forte che le faccio sputare via lo spazzolino.
– E’ il modo di rivolgersi alla tua Regina?! Eh troia?!
– M-mi scusi Mia Regina, non volevo mancarle di rispetto.
– Avanti, fuori la lingua e pulisci.
Coraline abbassa il capo e con due lunghe e attente leccate fa sparire la macchia.
– Ti è piaciuto?
– Sì Mia Regina.
– Bene, allora se ti è piaciuto finiscilo tutto.
– Tutto? Cioè, devo mangiare… il dentifricio?
– Sì. E muoviti che tra poco devo uscire.
In ginocchio di fronte a me toglie il tappo dal tubetto e fa per portarselo alla bocca.
Le mollo un secondo ceffone che la fa girare dall’altra parte
– Dal mio piede, troia! Lo devi mangiare dal mio piede!
Partendo dalla caviglia fino alle dita e poi tornando indietro, Cory spreme tutto il flacone in due lunghe strisce di pasta bianca.
Sì avvicina titubante, la prendo per i capelli e le schiaccio contro di me per farle raccogliere tutto. Mollo la presa, lei si stacca, ha la bocca piena e l’espressione di chi sta trattenendo disperatamente i conati per non vomitare.
– Prova a sputarlo e te lo faccio rimangiare dal pavimento.
Gli occhi di Cory iniziano a lacrimare dallo sforzo mentre diventa sempre più rossa nella difficile impresa di deglutire.
Stringe i pugni, chiude gli occhi e con una smorfia di disgusto manda giù il boccone di dentifricio.
– Brava, hai visto che ce l’hai fatt… – ma non faccio in tempo a finire la frase che la vedo sbarrare gli occhi di colpo e tapparsi la bocca mentre le sue guance si gonfiano come un pallone. Con un primo sbuffo soffocato un rivolo di pasta bianca le scivola dalle dita e con un secondo Coraline cede di schianto e si butta in avanti a sboccarsi sulle mani e sul pavimento.
La guardo scuotendo la testa mentre tossisce con le lacrime agli occhi.
Prendo le manette dalla mensola e gliele lancio.
– I polsi dietro la schiena.
Inizio a infilarmi le scarpe mentre Cory si lega le mani.
– Quando torno dev’essere tutto a posto. E devo essere sicura che userai solo la bocca.
Mi alzo, prendo la borsa, le chiavi e guardo l’ora sul telefono.
– Coraggio, sono solo le 2, hai tutto il pomeriggio a disposizione…
Apro la porta ed esco
– …vedi di farmi trovare tutto pulito.

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