I fatti di questi ultimi giorni mi hanno riportato ad una domenica di dicembre di qualche anno fa. Abitavo già a Vancouver e stavo iniziando a scrivere il primo capitolo di Uccidete la Tigre Bianca (che prima o poi finirò – lo giuro) mentre Coraline sul divano ascoltava a testa in giù la musica con le cuffie. La tele era accesa su una trasmissione italiana che stava facendo uno speciale su casapound, forza nuova e tutti quei movimenti neofascisti composti essenzialmente da gente che per scopare deve aprire il portafogli. Ad un certo punto compare sullo schermo una foto di Mussolini e Coraline si leva le cuffie e mi chiede incuriosita che sta succedendo, cosa stanno dicendo.
Le spiego l’argomento del programma, che stanno parlando dei nuovi movimenti di estrema destra ma Coraline continua a non capire e mi chiede “E cosa c’entra Mussolini?”
Rispondo:”Beh, perché sono movimenti di nostalgici di Mussolini” e a quelle parole Coraline scoppia a ridere come se avessi detto la battuta del secolo. Ma proprio senza riuscire a fermarsi. Io la guardo un po’ stupita e le chiedo “Cos’è che ti fa così ridere?” e a questa domanda lei non solo non si ferma ma continua a ridere ancora più forte. Talmente forte da farsi venire le lacrime agli occhi e da iniziare a fare quei suoni acuti buffissimi di chi, senza fiato, cerca disperatamente di dire qualcosa. “Binitoh Mussoliny” cerca di ripetere sopraffatta dalle sue stesse risate.
Io, sempre più basita, sposto la testa: guardo la tv, poi guardo Coraline.
In tv, dei giornalisti italiani seduti ad un tavolo stanno discutendo seriamente con un leader di casapound.
Sul mio divano, una ragazza neozelandese sta ridendo a crepapelle rischiando un infarto.
A quel punto capisco. E inizio a ridere anch’io.
life
Alessandra tra le vipere -7- Call Me
È di nuovo domenica, fuori dalla finestra il sole di L.A. splende più luminoso del solito e io non riesco a mettere i piedi giù dal letto.
Sono in uno stato di dormiveglia da non so quanti minuti con ancora in testa l’atmosfera di ieri notte: io e Jillian abbracciate nell’armadio durante la festa di Ylenia. Non sono neanche le 11 e mi sono già masturbata due volte, la prima che era ancora buio e la seconda qualche ora fa, e ogni volta mi sono riaddormentata subito dopo, sprofondando in sogni strani fatti di ricordi di questi ultimi giorni ma ambientati in posti sconosciuti.
Ieri pomeriggio Jill mi aveva detto che oggi sarebbe dovuta restare a casa, quindi le prospettive per la giornata sono: trovare la forza di uscire, magari per andare a comprare un cazzo di forno a microonde e smetterla di vivere di toast, oppure restare a letto a sfinirmi di ditalini nella speranza (altro…)
Alessandra tra le vipere -6- Alex, Jixa, Ylenia e il gatto succhiacazzi
Di tutte le scelte che potevo fare, quella di indossare dei tacchi per andare ad un party dopo un’intera giornata di su e giù per il centro non è stata decisamente una delle più sagge. Sono le 2 passate, ho perso Jillian da qualche ora e sto passeggiando scalza sul prato dell’incredibile giardino di villa Montanini in mezzo a statue greche, fontane e gruppetti di invitati ai tavoli o appartate sulle sdraio poco distanti.
L’idea era quella di fermarsi per scroccare un po’ di champagne con la scusa di fare gli auguri a Ylenia, figlia di una delle famiglie italiane più ricche del quartiere nonché giovane artista in erba. L’avevamo conosciuta al Noize, un live club dove cantava coraggiosamente il disagio di una vita lacerata tra un master a Cambridge e un viaggio in Thailandia. A fine serata ci eravamo ritrovare a fumare erba sul retro insieme a tecnici del suono che raccontavano aneddoti sulla scena musicale di L.A.: quello che canta bene, quello che canta male, un Marilyn Manson non ancora famoso che tira fuori l’uccello e piscia sul pubblico, contest di pompini nei camerini, eccetera eccetera. Ylenia si era unita per (altro…)
Alessandra tra le vipere -5- La Terrorista del Lusso
Seduta da Nick’s Coffee & Diner mentre aspetto la mia cheesecake al mirtillo guardo il messaggio che mi è appena arrivato sul telefono.
La fotografia di una coda di persone davanti ad una vetrina importante.
“Tardo 20 minuti.
Vai pure a prenderti un caffè”
Uno dei motivi per cui la mia amica irlandese detesta fare shopping su internet, ostinandosi a sgomitare nei negozi il fine settimana, è perché le preclude la possibilità di esercitarsi nel suo più grande sfogo anti-stress: soddisfare la sua indole di Terrorista del Lusso. Un terrorismo che, trattandosi di Jillian, non può che fare rima con feticismo.
Durante una cena da Antony’s mi aveva raccontato di come queste singolari pulsioni erotico-sovversive fossero iniziate (altro…)
Boo

“Halloween Alex” by Coraline
Alessandra tra le vipere -4- Nietzsche sulla spiaggia
Sdraiata sulla sabbia mentre il sole sta per sparire dietro l’orizzonte dell’Oceano Pacifico, faccio un tiro di marijuana e guardo dall’altra parte del molo: sono quasi le 21:00 e sulla spiaggia di Santa Monica le famigliole stanno raccogliendo le loro cose per lasciare il posto a coppiette e gruppi di ragazzi con la chitarra.
Questa mattina mi sono masturbata pensando a Jillian. In realtà sarei dovuta andare a prendere dei vestiti all’agenzia ma ho deciso di rimandare per restare in albergo. Ho passato quasi tre ore a dormicchiare e a toccarmi tra le coperte ma per quanto fossi eccitata non sono riuscita a venire. È strano, come se i ricordi legati a lei appartenessero a due persone differenti. Come se ci fossero due Jixa: la ragazza sofisticata che ordina aragosta agli agrumi al Providence e diventa rossa a sfiorarmi la mano e quella strafatta col volto bagnato di sputi che mi infila la lingua nel culo sul pavimento del Goldwick.
L’appuntamento per questo pomeriggio era (altro…)
Alessandra tra le vipere -3- Canguri, reggiseni e prozac
“Odio le persone che sembrano canguri”
Sono passati tre giorni dalla nostra cena e Jillian mi manda questo tipo di messaggi criptici più o meno due volte al giorno. Seduta in mutande e reggiseno sulla schiena di un modello brasiliano, di cui ho già dimenticato il nome, le rispondo che domani sarà nuvolo ed essendo un’ottima occasione per andare in spiaggia senza morire ustionate, potremmo passare il pomeriggio a Santa Monica. Poi lancio l’iphone sul tavolino e ritorno in posizione (altro…)
Alessandra tra le vipere -2- Jixa
All’angolo tra Cole Avenue e Melrose Avenue le vetrate luminose del Providence illuminano la fila di coppie in coda verso un’impresa pressoché impossibile: trovare un tavolo libero il venerdì sera. Si tratta perlopiù di giovani colletti bianchi ma ci sono anche svariati produttori televisivi. Questi li riconosci perché sono vestiti a metà tra un formal e un casual-friday, portano occhialini da intellettuali coi soldi e generalmente, dopo essersi fatti succhiare l’uccello tutto il pomeriggio dall’attricetta speranzosa di turno, si lavano la coscienza portando moglie e bambini a cena nel ristorante di pesce più costoso del quartiere.
In piedi al bancone del bar ordino un martini per ingannare l’attesa intanto che aspetto l’arrivo di Jixa. Se dovessi dirvi ora perché l’ho fatto, perché l’ho chiamata, (altro…)
Alessandra tra le vipere -1-
– Un maxi frappé alla vaniglia, una cheesecake al mirtillo e un bicchiere d’acqua, grazie.
Entrata di corsa da Starbucks faccio segno alla ragazza al bancone e mi butto sul primo divanetto libero per riprendere fiato. L’orologio alla parete segna le 9:02, tiro fuori un fazzoletto e mi asciugo la fronte marcia di sudore. Fuori dalla vetrata il sole di L.A. illumina la variopinta folla che attraversa Sunset Boulevard: un’orgia allucinata di famiglie bianche di cattolici benpensanti, spacciatori sudamericani con lo shotgun nel bagagliaio, rispettati primari di colore che vivono in ville da gangster e attricette strafatte di coca che si confondono con puttane strafatte di coca.
Mi guardo intorno. Seduto al tavolo di fianco a me un giovane hipster sta facendo finta di lavorare a qualcosa di grafico sul suo macbook nuovo. Ha lo sguardo di chi non scopa da mesi e probabilmente (altro…)
Scherza con i fanti ma lascia stare i… cani
Ricordo che scrissi il terzo capitolo del mio periodo canadese in piedi sul bus mentre andavo al lavoro. Non avevo foglietti quindi usai l’app degli appunti dell’iphone. E presa dalla foga di raccontare quello che era appena successo lo pubblicai subito, senza neanche rileggerlo. I risultati furono una tonnellata di refusi e l’ingresso nel libro nero di alcuni animalisti che mi inondarono la mail di insulti (“troia specista” il più frequente) per i successivi 3 mesi.
C’era una volta una Stronza in Canadà #3 – Tre orgasmi sottochiave