Rehab – Confessioni di una sadica (sull’orlo dell’esaurimento nervoso) #13: Tica

Durante la nostra prima seduta le ho detto che non ho mai conosciuto una persona che mi abbia fatto sentire davvero inferiore. Per la quale abbia provato un qualche, che so, timore reverenziale, o che mi abbia anche minimamente intimidito. Beh dottore, dal momento che questo è uno dei nostri ultimi incontri, dal momento che ci stiamo avvicinando alla fine, sento il bisogno di essere sincera fino in fondo, di dirle tutta la verità. E la verità dottore è che le cose non stanno proprio così.
Effettivamente c’è stata una volta. E’ successo un po’ di anni fa.
Vede, questo è un fatto molto personale, che conosce soltanto la mia amica Sara, quella che chiamiamo La Contessa, una storia lunga e che detesto condividere, perché vorrei rimanesse soltanto dentro di me, che fosse solo mia.
Lei davvero vuole che gliela racconti?
La avverto che devo partire dall’inizio però. Precisamente (altro…)

Caramelle #2: Limone

– Obbligo o verità?
Studenti di quarta liceo che esplorano penitenze e segreti negli ultimi posti del pullman, al ritorno dalla più pallosa delle gite a Venezia.
Il biondino ci pensa, si guarda un po’ intorno.
– O-bbli-go! O-bbli-go! – un coro batte le mani per spingerlo a osare.
Il biondino annuisce e il pubblico esulta.
– A chi toccano gli ordini? – chiede una voce – Ad Alessandra! – risponde qualcuno.
Il biondino rabbrividisce. Sorride ma le sue sopracciglia mi implorano “Ti prego, non fare la stronza”. Oh sicuro. Allungo un braccio e (altro…)

Oltre la sete

Appoggiata al bancone, con le strobo che mi flashano la mente e la techno che mi  picchia nello stomaco, tiro fuori il rossetto e penso che forse non è stata una buona idea dare ascolto a Karla e farmi trascinare qui. Un’altra volta. Che poi, a sentire lei, saremmo solo passate per una bevuta al volo e invece, come sempre, sono quasi le tre e quella stordita si è persa di nuovo dietro a chissà quale stronzo dell’ultima ora. Lasciandomi sola in mezzo a una fauna composta da gruppi di universitari spiantati in cerca di studentesse in erasmus, qualche troia russa in cerca di un pollo dalle tasche piene e, come sempre, nasi d’oro e morti di figa. E dire che questo (altro…)

Caramelle #1: Amarena

Ci entrerà tutto?
Dalla forma si direbbe piuttosto inadatto. In fondo è un deodorante, non dovrebbe servire per… questo.
Sullo sfondo del macbook il vampiro di Twilight mi guarda curioso accennando un sorriso, come fosse in grado di vedere la scena attraverso lo schermo: un maglione di lana ai piedi del letto, un paio di jeans lanciati a casaccio, una foto di gruppo al castello di gardaland e, dulcis in fundo, una studentessa di terza liceo, in reggiseno e calzini, che si morde le labbra in posizione da squat mentre cerca di perdere la verginità posteriore con il suo neutro roberts.
“Che fai, esci? Andiamo da Giorgia.” Qualcuno chiede (altro…)

Caramelle

 

Una nuova serie di micro racconti. Caramelline colorate (e vietate ai minori) da consumare in 1 minuto.
Distante dalle atmosfere cupe e dai pipponi introspettivi a cui vi ho abituato ultimamente ma dovete sapere che in questi ultimi mesi
alla sottoscritta hanno spezzato il cuore come non accadeva dalle elementari. E ora ha bisogno di zuccheri.

stay tuned
A.

Maionese

– Ho voglia di ammazzare qualcuno.
Non ricordo a chi delle due sia venuto in mente, se a me o a Ramada, sta di fatto che dal momento che abbiamo ancora due giorni liberi prima di tornare a Trieste, stiamo passeggiando per le strade di Santa Margherita, in quel posto esclusivo per ricchi stronzi chiamato Liguria. Durante il pomeriggio siamo state a Portofino, abbiamo fatto una passeggiata sul molo e dopo aver trovato uno yacht incustodito, una scintillante imbarcazione dai vetri oscurati stile mission impossibile dal nome “Prestige”, ci è bastato guardaci un attimo per capire che dovevamo assolutamente provare ad imboscarci. Abbiamo scroccato champagne dal frigo, rubato vestiti di Prada e scopato sul letto ovale dalle lenzuola di seta mentre una famiglia brianzola con bambini nazisti ci guardava sorridente dalla foto sul comodino. Verso le 18:43 stiamo (altro…)

Rehab – Confessioni di una sadica (sull’orlo dell’esaurimento nervoso) #12: Bijou

Mi ricordo una volta in cui mi sono fatta un dito al cinema, durante un film. Era quello di larry clarke coi ragazzi stile generazione X che menano/scopano/sidrogano. Non ricordo quale di preciso, forse il terzo, sono tutti uguali. Ad ogni modo si trattava di una rassegna promossa da un qualche ente per la cultura, ero lì con alcuni compagni di classe e durante una scena in cui lo sbarbatello stronzo si sbatteva (altro…)

Rehab – Confessioni di una sadica (sull’orlo dell’esaurimento nervoso) #11: Coraline

Dottore io non lo so cosa sono i sogni. Questa mattina mi sono svegliata che ero totalmente confusa e con gli occhi pieni di lacrime. Stavo facendo un sogno di quelli lunghi, profondi e disordinati, dove parti di me si mescolano a parti sconosciute. Non ricordo l’inizio ma alla fine ero in un parco con Coraline. Un posto familiare ma estraneo nello stesso tempo e noi stavamo discutendo, litigando. Lei seduta su una panchina ed io in piedi a camminarle intorno. Era come se ci fossimo già lasciate ma in quel momento forse eravamo ancora insieme, uno dei nostri ultimi giorni. Ricordo che ero arrabbiata, la attaccavo, e lei per difendersi, per ribattere, mi rispondeva con qualcosa di giusto ma che non c’entrava assolutamente niente. E’ una cosa che faceva spesso e io non lo sopportavo. Oggi sui social lo fanno tutti. Il modo in cui discutono gli idioti. Mi vergogno molto ma (altro…)

Rehab – Confessioni di una sadica (sull’orlo dell’esaurimento nervoso) #10: Dita medie

Quando arrivai a Trieste dagli zii avevo 12 anni. Non mi dispiaceva aver lasciato Buenos Aires, ero già stanca di quella città e l’Italia all’epoca mi appariva molto più sofisticata e seducente rispetto alla mia madre patria. Cosa c’entra questo con l’autoerotismo? Vede Dottore già in Argentina, durante il primo anno di medie, i maschietti avevano iniziato a rivelare la loro intraprendenza, ma solitamente era tutto incentrato su sbirciatine e palpatine più o meno furtive.
A Trieste invece, i miei nuovi compagni italiani sembravano piuttosto interessati a qualcos’altro. Qualcosa di estremamente specifico. Durante la seconda ora del primo giorno di scuola, mentre la prof di storia stava raccontando di un qualche re babilonese una pallina di carta lanciata dalle mie spalle finì sul mio banco. Dentro, su un foglio di carta a quadretti c’era una sorta di benvenuto da parte dei maschietti della classe. Un messaggio scritto a matita che, senza troppi giri di parole, chiedeva: “Ti fai i ditalini?” con sotto due caselle da barrare, “Sì” oppure “No”.
Ricordo che mi voltai verso (altro…)